Al Vittoriale degli italiani

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 Il 7 marzo le classi V A e V C hanno visitato, a Gardone Riviera (BS) , il Vittoriale degli Italiani, un complesso di edifici, vie, piazze, un teatro all'aperto, giardini e corsi d'acqua eretto tra il 1921e il 1938, su progetto dell'architetto Giancarlo Maroni a memoria della "vita inimitabile" del poeta-soldato e delle imprese degli italiani durante la Prima guerra mondiale. D'Annunzio aveva inizialmente affittato la villa per trattenervisi solo qualche mese. Afferma, infatti, in una sua lettera del 1921:

 

«Ho trovato qui sul Garda una vecchia villa appartenuta al defunto dottor Thode. È piena di bei libri... Il giardino è dolce, con le sue pergole e le sue terrazze in declivio. E la luce calda mi fa sospirare verso quella di Roma. Rimarrò qui qualche mese, per licenziare finalmente il Notturno» .

In realtà, poi, la villa fu acquistata, restaurata, arredata e studiata in tutti i dettagli da D'Annunzio, che volle farne la sua dimora ideale, il luogo in cui rifugiarsi per sfuggire ad un mondo che sentiva non corrispondergli più. Qui morirà il 1° marzo 1938 e qui, nella parte più alta e panoramica del parco, si trova la sua tomba.

Nell’atto di donazione, stipulato da d’Annunzio il 22 dicembre 1923 e poi perfezionato nel 1930, il poeta dichiara e illustra i suoi intenti, sigillati nel motto araldico, apparentemente paradossale, inciso sul frontone all’ingresso del Vittoriale, tra due cornucopie: Io ho quel che ho donato.
 

Quanto possa essere importante visitare l'ultima dimora di D'Annunzio per capirne l'arte e la personalità, emerge con chiarezza da alcune delle parole che si possono leggere in tale documento.


<< (…) dedico alle mie mura l’assiduo amore che mi lega alle pagine de’ miei nuovi libri […] Non soltanto ogni mia casa da me arredata […] non soltanto ogni stanza da me studiosamente composta, ma ogni oggetto da me scelto e raccolto nelle diverse età della mia vita fu sempre per me un modo di espressione, fu sempre per me di rivelazione spirituale, come un de’ miei poemi, come un de’ miei drammi, come un qualunque mio atto politico e militare, come una qualunque mia testimonianza di diritta e invitta fede. Per ciò m’ardisco io d’offrire al popolo italiano tutto quel che mi rimane, e tutto quel che da oggi io sia per acquistare e per aumentare col mio rinnovato lavoro: non pingue retaggio di ricchezza inerte ma nudo retaggio di immortale spirito […] io son venuto a chiudere la mia tristezza e il mio silenzio in questa vecchia casa colonica, non tanto per umiliarmi quanto per porre a più difficile prova la mia virtù di creazione e trasfigurazione. Tutto infatti è qui da me creato o trasfigurato. Tutto qui mostra le impronte del mio stile, nel senso che io voglio dare allo stile. Il mio amore d’Italia, il mio culto delle memorie, la mia aspirazione all’eroismo, il mio presentimento della Patria futura si manifestano qui in ogni ricerca di linea, in ogni accordo o disaccordo di colori.(...) Tutto è qui dunque una forma della mia mente, un aspetto della mia anima, una prova del mio fervore.>>

Gli studenti hanno capito l'importanza della visita per la comprensione dell'opera di D'Annunzio e di molti aspetti del Decadentismo, ed hanno apprezzato molto l'esperienza che hanno avuto l'opportunità di vivere: un tuffo nell'esistenza quotidiana, nella sensibilità e nel pensiero di un grande della nostra letteratura ed una giornata veramente bella, tra le mura della dimora del poeta e la meravigliosa passeggiata nel parco della villa, pieno di cimeli ed immerso nella natura, affacciato su scorci paesaggistici straordinariamente suggestivi sul lago di Garda.